Ristorante La Tavola Rotonda di Cortemaggiore

Ristorante La Tavola Rotonda di Cortemaggiore

 
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Ristorante La Tavola Rotonda di Cortemaggiore

Emilia Romagna

Indirizzo
via Piacenza 35, Cortemaggiore (PC)
Telefono
0523 835355
Fascia di prezzo
media
Tipo di cucina
Dentro il bellissimo Castello di Chiavenna Landi, tra Piacenza e Cremona, si trova il Ristorante La Nuova Tavola Rotonda; uno spettacolo magnifico si apre agli occhi dell'ospite non appena si presentano i caratteristici lineamenti del Castello del 1200, finemente ristrutturato mantenendo intatta la struttura nobile che, grazie alla Passione di Fabio e Giorgia, vive di grande notorietà. Quella proposta è una cucina che rivisita sì il passato, ma sempre con un piglio fantasioso e soprattutto con una grande attenzione agli ingredienti di stagione. Il Ristorante La Nuova Tavola Rotonda di Cortemaggiore dispone di un totale di 8 sale: al piano terra si trovano la Sala del Camino, la Sala dei Ghibellini e la Sala del Pozzo, mentre al primo piano il Salone Nobile, la Sala Conte Landi, la Sala Barbarossa, la Sala delle Armi ed il Salone Tavola Rotonda.

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Anche questa volta la sera sveva annuncia una notte di lieto mistero mentre nel Castello brulica onomatopeicamente una festa. Dal concerto dei calici, quali sciabole incrociate, scaturisce un'insospettata, lontana e stridente armonia, si direbbe  perfin "dodecafonica", costruita così come sortisce sulla melodia seriale, nonché contrappuntista di vitree note  stridenti.

Avvolto da quest'aura sonora appare Carlo (finalmente, sulla stessa  intonazione affinata in altre precedenti visite): lui, l'eroe della serata. 

Dismessi elmo e giaco di ferro - con l'intera sua armatura - al piano superiore, dove palpita l'immenso tavolo rotondo vero cuore pulsante dell'ospitale maniero landiano, eccolo dunque, il nostro Perceval, cavaliere eroico e romantico, qui nelle fattezze inequivocabilmente celtiche che ne scolpiscono la fronte padana, anzi ancor cremasca, nonché veneta per  storico blasone. 

Come occorse al gallese giovinetto eroe di Chrétien de Troyes, anche al nostro Carlo accade di assurgere a re del Santo Graal, dopo lunga avventura, tra i cavalieri di Re Artù, facendovi scorrere lo spirito di servizio, la fierezza e la lealtà in questa Tavola Rotonda.

É dunque in tale veste che, richiamati da Carlo, si presentano Camilla e Nicola, garbati e paladini in arme presso la brigata di cucina. Solcano allegri il familiare ordine di tavoli dall'elegante e sobria "mise en place": sagace e duchessa "sous chef", lei,"; "commis chef" quasi timido e certamente dedicato, lui. La schietta e intensa risata d'ambedui é illuminata dal fuoco crepitante del camino nobile. Orgoglioso come solo un capitano giunge ad esserlo,  Carlo-Perceval gode della scena, la quale si dipana nel presepe che sta scenicamente prendendo forma nella sala.

Del resto il legno dei due taglieri scelti ci aveva or ora collocati proprio nel cuore di questo spettacolo, fatti anche noi partecipi di un miracolo in grado di avvolgere perfino i salumi, quanto mai superlativi e piacentini, ancorché i diversi e inebrianti formaggi collocati, così ci indica il
Carlo, in rigoroso senso orario, che si svolge dalla toma alpina - ammaliante come la musica del corno quando risuona d'ingiù dalle valli -, fin su su, all'esotico "blu" da scoprire attraverso la tavolozza di mieli e marmellate, notevole quella di peperoni.

E così anche noi ci si ritrova trasferiti nell'immenso presepio cosmico a dialogare, tra sciami di stelle facenti capolino dalle alte finestre, con le laboriose viventi statuine di pastori qui fattisi camerieri, dai volti attendenti, nel loro presto e lieve fare, Colui che sta per nascere anche fra e nei commensali. 

Tuttavia, ad onor del vero, in questo presepio i pastori erano stati già anticipati dall'apparizione dei Magi, il cui turbante sintetizzatosi in bigné, dalla farcia di salmone e avvolto in polvere di verdissimo spinacio, ci aveva trasportati in fantasie di smeraldi colombiani e di fiordi svedesi, mentre i di loro mesopotamici  scettri stagliavano, sulla mensa regalmente intovagliata, nei giocosi dischi degli intarsiati lecca-lecca duttilmente plasmati con grana padano! 

Da qui viaggiare lontano, fino a ritrovarsi avvolti dalle nordiche e gravide nubi scozzesi, é un tutt'uno! Eccoci dunque trasportati tra gli allevamenti  delle due contee scozzesi dell'Angus e del Aberdeenshire, da dove superbe ci giungono le costate, appunto, di Black Angus, dalla morbidezza succosa e sapida il giusto, suggerite dal giovane ed esperto architriclinio della serata.  Ne é emerso molto apprezzato l’aroma, intenso e naturale, di certo proveniente dai feraci pascoli di fieno e grano, ancorché sferzati dal nobile vento di lassù, ma con il tutto sostenuto, anche grazie alla complicità di un deciso olio siciliano, dalle sapienti braci dello chef! 

Le stesse nel cui spettro brilla ora il rosso rubino dello sbalorditivo  altoatesino Pinot nero, disceso dai filari di Mazzon, culla di questo vitigno antico e verace, figlio di un territorio di natura sua argilloso e calcareo, esposto al generoso sole alpino preso da Occidente e sintesi della bellezza di cime montuose, paesaggi, laghi, castelli. Carlotto ne é il nome.

Suona come di paggio cortese, in realtà vi si narra della pluridecennale - fin dal 1940 - storia di sudata mezzadria familiare per conto di un'antica azienda, in seguito finalmente rilevata e poi affermatasi nei solchi delle seguenti varie generazioni. Il tutto inverato nel carattere sapido, rotondo, finemente tannico e fruttato con note di lampone e cassis di questo stupefacente "noir" dove trovano espressione le caratteristiche del suo luogo d'origine, insieme alla cura devota, ordinata e silenziosa - si direbbe addirittura "monastica" -  della cava di Chiavenna. Lì ci ha atteso per concedercisi stasera sulla scia poetica del nostro elegante Carlo-Perceval, vero anfitrione ed amico. 

Ci ritroveremo tra pochi giorni. Sarà Natale!

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La vittoria!

"Il giovane Alessandro conquistò l'india,/Da solo?//Cesare sconfisse i Galli./Non aveva con sé nemmeno un cuoco? [...]// Una vittoria ogni pagina,/Chi cucinò la cena della vittoria?"
(BERTOLT BRECHT, Domande di un lettore operaio (1939).

Il giovane operaio che faceva domande ha finalmente trovato la risposta: gli é che il cuoco é proprio Alessandro!!!! Oggi si direbbe "chef", ma sono convinto che il nostro Alessandro della "Tavola Rotonda" preferisca essere questo: cuoco! Eccolo lì: il nostro Alessandro generale lo é per davvero, e di brigata per essere più precisi! Con i suoi magnifici quattro aiutanti, anche stasera, ci ha permesso di godere, letteralmente sciorinandole - nel senso treccaniano di "fare sfoggio" -, le portate di un menù incredibile! Avreste mai pensato a un burro di crostacei come base del risotto... ? Oppure a un rosso Ca' del Bosco stabilito come principio di una salsa a sua volta arricchita di cacao 70% e destinata ad avvolgere il cervo? Per non dire del resto. No, vero? Ebbene sí, così é stato: "una vittoria ogni pagina", per Alessandro! Tuttavia, stasera il vittorioso - é proprio questo l'aspetto eccezionale della loro sinergia di intenti e conquiste - é stato Daniele! L'autunnale degustazione dei "suoi", proprio "di lui", vini, perché da lui scelti con la consueta commovente dedicazione, lo ha laureato qual é: l' "architriclinio" del banchetto! Ogni passo della serata (questa volta dedicata a Ca' del Bosco) ha detto di una predilezione: quella di Daniele per i suoi commensali! Se Ca' del Bosco non produce vino dolce per il dessert, Daniele ci sorprende con un avvolgente "Brie du Meaux", da Alessandro illuminato nella luce del miele al tartufo che ne fa un'inattesa digressione dove la sinfonia dell'intero convivio possa risolversi in una armonica solennità celebrata dall'Extra Brut 2018. Eccolo lì, dunque, il Daniele, con il suo sorriso piacentino ad attizzare in ciascuno quell'intrigante complicità che permette il farsi un tutt'uno tra la "Vintage Collection" proposta (e generosamente ripetuta!) nei suoi vari steps, e te che, da seduto, non puoi se non lievitare con la verticalità classica del Corte del Lupo Bianco 2022. E tutto ciò affinché nel calice tu possa ritrovare la feracità di una terra "franciacorta", aggettivo prim'ancora che nome, perché "franca", dunque libera, tanto da concedersi nell'avvolgente giallo aureo e sedoso del Satén dal pregiato perlage, da dove l'incantevole e antica storia di laborioso amore tra una terra e il suo popolo. Per non dire nulla dell'irrompente e strutturato rosso che, con giusta ragione, traduce il nome del Fondatore della Casa del Bosco, dunque Maurizio Zanella! Qui il rosso bordolese trasporta la sua tannica musicalità, insieme soave e intensa, in una improvvisa sarabanda di profumi e aromi. Certo, una traversata enologica impossibile senza Daniele, il nocchiero! Credetemi, una serata, anche questa, realmente "numero primo", come "primo" é sempre il racconto quando, ancor più che narrato, é piuttosto fatto accadere sul palcoscenico di un teatro le cui assi stasera sono stare quella lunga e rustica tavolata, sotto le volte antiche del castello landiano dove alloca il suo tesoro più recondito: il celliere. É proprio lì, dove, grazie alla magistrale regia di Daniele e ai commossi fornelli di Alessandro, ognuno si ritrova attore protagonista di una vera storia di amicizia. Carlo stasera é apparso, solo fugacemente, certo, ma é apparso! Tanto é bastato per dirti che sei atteso, prossimamente, in novembre, quando l'autunno sarà autunno e il Castello verrà tutto avvolto nella quiete di un atavico antico consegnato al tepore della terra che lo proteggerà dall'inverno. E allora ci sarà lui, Carlo - o Parsifal? - nobile, gentile e maître, semplicemente elegante, dedicato ad accoglierti alla Tavola Rotonda.

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